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18

Mar

A tu per tu con: Gaetano Papale

Questa volta ai nostri microfoni abbiamo avuto l'onore di intervistare Gaetano Papale, allenatore dei nostri Pulcini 2011

Mister Papale, anche se - giustamente- a questa età la classifica non conta, come sta andando il vostro campionato?
Si, a quest'età le classifiche contano poco per ciò che riguarda la formazione di crescita dei ragazzi a livello individuale. Penso che, comunque, visto che ad oggi i ragazzi , fin da piccoli, sono abituati a guardare il calcio dei grandi per loro la classifica può essere uno stimolo per migliorarsi e cercare di unirsi verso un obiettivo. Siamo un gruppo solido ed i ragazzi sono pronti a sacrificarsi l'uno per l'altro. 
 
Quale obiettivo primario ti sei posto per quest'anno?
L'obiettivo primario è quello di crescita individuale del ragazzo. È il primo anno che faccio con questi ragazzi, quindi la parte iniziale della stagione io dovevo conoscere loro e viceversa. Come sappiamo a quest'età ogni ragazzo ha la propria personalità, quindi oltre al lavoro individuale c'è la costruzione del gruppo. 
 
Quale invece l'obiettivo di questa seconda parte di stagione?
Quest'anno per loro penso sia fondamentale perché è l'anno di passaggio che faranno di categoria: andranno a giocare a 9 dove le posizioni, l'occupazione del campo e degli spazi diventa fondamentale. La seconda parte della stagione è improntata proprio su questi concetti.
 
Parlaci di te...che tipo di mister sei? Un Mourinho, un Klopp, un Guardiola...come vivi la partita?
Penso che ogni allenatore sia sempre diverso l'uno dall'altro. Diciamo che per la categoria che rappresento ad oggi mi sento per prima cosa un educatore. Ad oggi bisogna per prima cosa educare i ragazzi al calcio perché crescendo se il ragazzo non è pronto caratterialmente e mentalmente rischia di fare fatica durante il percorso di crescita. Ho avuto la possibilità, grazie alla società, di poter prendere le certificazioni UEFA C e UEFA B e quindi sono riuscito a formarmi in tutti i campi calcistici, dai piccoli ai più grandi. Ciò mi permette di avere una visione generale sulla crescita dei ragazzi. Le partite le vivo in maniera intensa, mi piace che i ragazzi tengano ritmi alti con intensità. Non posso giocare io, quindi cerco di trasmettere parte del mio carattere. Come allenatore aiuto a far capire quali soluzioni in campo i ragazzi possono utilizzare, poi sono loro stessi a scegliere la migliore durante la partita.